28 Febbraio

Nota di lettura sulla poesia di Salvatore Violante. "La ballata del tempo a ritroso" (2019)

Sulla poesia di Salvatore Violante  

Nota di lettura

 

 

Donde viene, da quale storia, e quali fili segreti in quest'’ultima plaquette, "La ballata del tempo a ritroso" di Salvatore Violante?

È stato detto della poesia di Eliot che essa ci parla in modo realistico, che i suoi uomini in maniche di camicia davvero si mostrano come sono; e che la poesia dev’essere tale, ovvero realistica; ora, Carlino (Sud/I poeti, V, Cosenza 2019, p. 187) dice, in riferimento ad alcune poesie di Violante, che “chi scrive parla dalla strada” e Grasso (“Infiniti Mondi” n. 12-2019) , dice di lui poeta di strada … , nonostante contatti colti e anche illustri di poesia). Allora com’è tale "essere per strada", che chiamo realismo, di Violante?

Provo ad abbozzare i caratteri della poesia di Violante, le sue immagini.

La sua terra, le forme (in Moti e terremoti, Torino 1987, poi riedita); e quindi il vulcano (cfr. A. Giassi, I giri d’angolo di Salvatore Violante, Roma 2014, pp. 13, 27: “poeta vesuviano…”; in Gente per strada, p. 13…), una presenza da cui non si può prescindere, dal momento che chi passa dalle parti dell’autore è immancabilmente colpito da quel versante del Vesuvio, incombente, che nemmeno sembra tanto minaccioso, ma è una fiancata brulla, d’una lava grigio-scura, a poche centinaia di metri, una mole scoperta su quel lato della strada… -  come farne a meno? Di temerla ma anche innamorarsene, anche di vedere l’aspetto vitale di quel terreno? (cfr. Pedicini, cit. da Giassi, 77). Terra mitologica, di antichissima cultura, da questa e dall’altra parte del vulcano, con estesi riferimenti classici (Grasso, “Infiniti Mondi”, cit., 222, e Carlino, Sud/I poeti, cit., 186); riferimento all’umanità che vive, come il poeta, aggrappata alle falde del monte, e anche no (Moti e terremoti: “e poi sono del Sud…”, cit. in Giassi, pp. 75 e 79; Spagnuolo e Nazzaro in Giassi, cit.; Itinerario di versi diversi, Roma 2013, p. 8; Gente per strada, p. 10, …), con forte componente di critica socio-politica (e quindi acquisita presa di consapevolezza, legata alla cultura socialista e comunista (Giassi, p. 7: sembrerebbe quella di stampo rivoluzionario, radicale) italiana ed europea, quella corrente planetaria, che grida (Infine, in Itinerario di versi diversi, p. 48).  che si presenta come una bandiera (anche in La ballata del tempo a ritroso, riferita ai tempi di Isernia, ma diversamente…); dunque elemento locale e globale (Grasso, come Carlino, dice condivisione), insieme politico e antropologico (Carlino, Sud/I poeti, p. 186 “senso colorato di mediterraneità/ compito comunitario del poeta… portavoce di una collettività”); poi la ulteriore saldatura di tutto alla propria esperienza di vita, il “privato”,   … questi elementi, stando all’inventario, sono nella poesia di Violante, e altri ancora.

Guardando poi e attraversando le cose da un altro punto di vista, un aspetto della mente poetante, che porterei in primo piano, è  l’aspetto etico della propria situazione nel mondo. Etica è, almeno stando a una definizione, condurre vita secondo verità; è assunzione di responsabilità nel mondo; denuncia, in versi come          

                                            Un pisciatoio il cielo, …

                                           la discarica fuma

                 (momento etico, politico, sociale, mitologico; cfr. A Sebastiano Vassalli, in Sud/I poeti, pp. 189-90; La gente del Sud, critica sociale, cit. in Giassi, p. 21 … ma, all’ intersezione tra privato e sociale, si trova

                                                  questo è un tempo desertico

                                                   le impronte

                                                   s’adunano col vento e si disperdono.

                                                   Questo

                                                   svuotato,

                                                   è un mondo senz’un’anima

                                                   rifabbricato a forza di vocaboli.

                                                   Intorno a nulla…      (Etica, cit. in Giassi, p. 28).

Tale aspetto va connesso all’uso che Violante fa del linguaggio, un uso molto consapevole, dovuto alla sua estrazione linguisticamente colta: saldatura di tutto questo magma che s’è portato qui e detto alla propria istruzione e formazione classica (cfr. Carlino, Sud/I poeti, p.186), con presenza di forme prosodiche ben definite, pur provenendo l'autore da famiglia di modeste origini; così in Gente per strada, p. 9; Urraro in Secondo Tempo dice dell’uso naturale dell’endecasillabo da parte di Violante, recensendo Sulle tracce dell’uomo (e lo cita Giassi, pp. 62 sgg.).

Inoltre, Violante cerca di saldare questo humus colto alla tradizione popolare. A volte viene usato il dialetto (Gente per strada, pp. 11, 55, 61…  ; v. anche, p. e., in Giassi, p. 35, e Itinerario di versi diversi, p. 43). Se la poesia è una successione di parole che vanno cantate, qui lo è fin nella forma popolare della ballata: v. Mimmo Grasso in Infiniti Mondi, cit., p. 219.

La dimensione etica, conduzione di vita secondo verità, non può dunque, nel caso, fare a meno dell’elezione linguistica del poeta; e questi sono i modi attraverso i quali Violante è poeta realista, che parla della/dalla strada, ma lo fa, ovviamente, a suo modo.

Il governo della lingua – come titolò, genitivo soggettivo oppure oggettivo che sia, Seamus Heaney, comporta privilegio e responsabilità; e un’etica vi è connessa – forse che da questo deriva qualche forma di salvezza? A volte sembriamo crederlo, o ci comportiamo come se fosse, quando siamo nel fervore dell’impegno e delle occasioni; altre volte siamo vinti dalla vita, dalle sue situazioni, dalla vicissitudine. Difatti R. Giorgi dice (cit. da Giassi, p. 62) che non si è ancora, in questi versi di Violante, oltre l’uomo, ma nel movimento per superarlo …

Banale, rispondere che no, l’etica non è salvifica. “Tonalità di silenziosa disfatta”, “lucida amarezza” sono presenti nei versi di Violante, come cita Giassi, pp. 36, 45…

Ma, sebbene anche ciò sia consueto, sembra più importante e giova forse ripeterlo: cosa dà forza? Solo la consapevolezza del buon lavoro compiuto e riuscito, al momento, qualunque esso sia; del salvato mondo degli affetti, comunque sia, che resta puro (la dedica al figlio in Gente per strada; le poesie come “Amore mio…”, da La Meccanica delle pietre nere, cit. in Giassi, p. 34…   ; “Martina” …, cit. in Giassi, p. 44; qualcosa è salvo, di volta in volta, attraversando l’attimo; come dirsi, allora, che “ho fatto tutto quanto stava in me”.

Tra il disastro dell’esistenza, qualunque essa sia, anche la più splendida, e gli spiragli di redenzione, nel senso che ho cercato di dire: in questa oscillazione a mio parere (Gente per strada, pp. 28; e 34, 35, 36…), si muovono i versi, così caratterizzati, di Salvatore Violante. La ballata del tempo a ritroso (2019) rappresenta un momento di provvisorio equilibrio e compostezza su/tra forze diverse:

               Questo mi torna spesso alla memoria

               Flasback d’un tempo. Torna forse senza

               Che ancora sia compresa la portata.

Come a volte avviene per lavori meno recenti, in un istante di sospensione, tra le cose importanti e anche di nessun conto:

 

               Sanno d’antico e di fantasmi i pini

               Sulla città sepolta

               E il silenzio respira d’aria fresca e gelsomini.

               Io lì,

               Sorseggio l’aria dei latini.

               Fuori,

               le mani in misero piattino

               un bimbo, a gara, scalzo, ed un micino.    

                                    

                                             (Dalle campagne…, in Gente per strada, p. 52)

 

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